morto che ci aveva nelle vene il vino al posto del sangue,
ma la mamma fino all'ultimo lo raccontava disperso
in guerra, partito col fucile sulla spalla per servire la
Patria e tornato sotto forma di lettera di cordoglio e
medaglia. Nessuno aveva cuore di domandarle che
guerra era, che tanto a quei tempi lì di orfani e figli di
NN ce n'era un bordello.
La mamma tirava grandi i figli con minestre di patate,
polentina, minestre di patate con dentro la polentina.
Cuciva grembiuli, e qualche vestito della domenica
che tirava avanti nei secoli dei secoli, immutato o rattoppato,
guarnito di scialli in inverno e coi bottoncini
smollati in estate.
Quando andava bene, rimediava un tocco di carnaccia
che cuoceva nella minestra per una settimana,
fino a quando diventava slegno come
un corame e non lasciava giù più niente, e
allora lo tagliava a fettine trasparenti come
ostie, e i quattr'uomini che le sedevano a
tavola si comunicavano voraci e mai sazi.